FORTE ARCIDUCHESSA SOFIA

CONFLITTO DI INTERESSI

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Il forte "Arciduchessa Sofia", diventato di Santa Sofia per analogia con altri toponimi, San Mattia, San Leonardo ecc., in felicissima posizione panoramica e molto ben conservato, meriterebbe di essere conosciuto e visitato. Entrati dal portale, con una rampa ben difesa da un doppio ordine di feritoie, e penetrati nel forte, si sale con una doppia scala elicoidale all'anello superiore, dove si aprono le cannoniere. Qui però ci si imbatte in un brutto oggetto moderno, una grande baracca metallica posizionata proprio nel punto in cui le cannoniere guardano verso la città. Dentro ronzano i macchinari dei ripetitori e dell'antenna di una televisione commerciale, collocati qui nel 1998-99 dopo essere rimasti per un po' di tempo in un'altra struttura metallica (abusiva?) collocata nel vallo.

FORTE ARCIDUCHESSA SOFIA - INTERNO (clicca per ingrandire - 108 KB)

FORTE ARCIDUCHESSA SOFIA - I MACCHINARI PER I RIPETITORI (clicca per ingrandire - 88 KB)

Si sa che una prima richiesta di autorizzazione era stata negata dalla Sovrintendenza, che poi si deve essere arresa, accettando una collocazione interna che non disturba nessuno solo se il forte continua a rimanere chiuso. Ma il Testo Unico in materia di beni culturali dice esplicitamente che " le cose immobili che presentano interesse artistico e storico o che a causa del loro riferimento con la storia politica e militare rivestono interesse sono soggette a visita da parte del pubblico" e che "i beni che costituiscono il demanio storico, sono destinati al godimento pubblico". Dice anche che "non possono essere adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico od artistico" (art. 21).
Chi volesse protestare per questo piccolo caso di conflitto di interessi ha materia per farlo e troverebbe facili metafore militari: "i cannoni di Berlusconi contro la città" oppure "da S.Sofia si spara propaganda e pubblicità", e non sempre per il "godimento pubblico", o almeno non per tutti.

Immagine tratta dal sito internet di Mariusz Wojciechowski (1999)
Immagine tratta dal sito internet di Mariusz Wojciechowski (1999)


Domenica 9 marzo 2003 è apparso sul supplemento culturale de “Il sole 24 ore” un breve articolo di un alto funzionario dei Beni culturali, che si è firmato con lo pseudonimo Ulrich e che sembra molto ben informato sulla situazione delle mura e delle fortificazioni di Verona. Abbiamo deciso di darne diffusione, data la totale concordanza di vedute sia per la denuncia delle antenne sul forte Sofia sia per quanto riguarda la mancata cooperazione tra i diversi enti.

 

"L’INSIDER"
FORTE SOFIA
dai piccioni alla tivù

di Ulrich

Tra i monumenti che appartengono al Demanio, un posto non trascurabile occupano le fortezze, le mura fortificate e le istallazioni militari. Alcune non hanno nessun valore artistico, e quindi può essere conveniente riutilizzarle, cederle ai privati o addirittura demolirle. Altre invece devono essere preservate nella loro integrità. Due casi in proposito meritano di essere segnalati, uno posotivo e l’altro negativo.
Il caso positivo è Genova, dove l’Agenzia del demanio, d’intesa col Comune, ha impostato un ambizioso progetto di restauro e ristrutturazione dei forti intorno alla città, con un percorso di visita ben attrezzato, anche in vista delle celebrazioni, nel 2011, dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia.
Il caso negativo è il Forte Sofia di Verona. Commissionato da Radetzky e progettato da Franz von Scholl nel 1838 è uno straordinario esempio di architettura militare asburgica, forse il più bel forte dell’Austria-Ungheria in tutto l’Ottocento, cardine del famoso Quadrilatero. Intitolato all’arciduchessa Sofia, il forte veniva un tempo utilizzato dall’esercito per addestrare i piccioni viaggiatori. Integralmente conservato, imponente, notissimo in tutta la regione, appartiene al Demanio dello Stato, in concessione alla Forestale. Ora, col permesso della Soprintendenza ai beni architettonici di Verona, il forte è stato deturpato dall’installazione di un ripetitore televisivo, impianti e uffici. Dai piccioni alla tv: è il progresso delle telecomunicazioni, ma non si capisce perché debba farne le spese un monumento così bello. Il Forte Sofia versa da anni in condizioni di abbandono, senza interventi di manutenzione e restauro. E ora è stato inserito nel repertorio dei beni “classificati” in vista di possibili dismissioni.
Nessuna città in Europa possiede come Verona opere di fortificazione tanto importanti per estensione spaziale (oltre nove chilometri di mura, diciannove forti) e temporale, dall’età romana alla fine dell’Ottocento. Queste testimonianze sono sopravvissute alle distruzioni dell’ultima guerra, anche se sono assediate dallo sviluppo urbano che si è già mangiato considerevoli porzioni di questo grandioso complesso monumentale.
I forti, e il Forte Sofia in particolare, sono da sempre meta di gite per i veronesi, e potrebbero essere il cuore di un parco territoriale di grande significato storico e paesaggistico, da creare e gestire con opportune intese tra Stato, Regione e Comune, secondo le linee del nuovo titolo quinto della Costituzione. Invece rischiano di soccombere all’incuria.
Le fortificazioni militrari sono per lo più sottovalutate come monumenti. Eppure in molti casi hanno una valenza estetica, oltre che storica, non trascurabile. La cinta muraria di Modena è stata abbattuta alla fine dell’Ottocento, quella di Lucca è stata preservata e fa parte integrante dell’immagine della città. E’ un elemento fondamentale di attrattiva turistica. Lucca senza le sue mura sarebbe impensabile. Perché non deve valere la stessa cosa per Verona, città che è stata dichiarata patrimonio dell’umanità?