Perché Ferrara?
Innanzi tutto perché Ferrara ha saputo salvaguardare e valorizzare le sue mura in
maniera egregia. Poi perché ritengo che le molte analogie esistenti con Verona possano
dare stimoli e suggerimenti sul recupero ancora agli inizi delle nostre mura:
Quali sono queste analogie?
- Le dimensioni: oltre 9 km
- Ambedue le città avevano cancellato le mura dalla memoria civica
- I valori urbanistici paesaggistici e monumentali dell'opera
- L'esistenza di un sistema mura-fiume-parco,
- Il verde come elemento strategico fondamentale per il riutilizzo,
- Con Italia Nostra a Ferrara e Legambiente a Verona, due associazioni ambientaliste
hanno dato avvio alla riscoperta della cinta muraria.
La storia del recupero delle mura di Ferrara è ben documentata nella prefazione
di un libro di prossima pubblicazione di Paolo Ravenna, Consigliere nazionale e
Presidente provinciale della sezione di Italia Nostra di Ferrara dal quale ho tratto una
sintesi:
"Nella seconda metà del secolo scorso le antiche mura di Ferrara da tempo non
erano più nella sensibilità civica. In gran parte sommerse dalla vegetazione, prive di
manutenzione, le mura erano praticamente dimenticate.
Agli inizi degli anni '70 la Sezione di Ferrara di Italia Nostra si pone il problema: è
possibile che un monumento celebre nel Rinascimento debba inesorabilmente
scomparire? Oppure possiamo recuperarlo superando le enormi difficoltà di un
intervento riguardante una cerchia murata lunga ben 9 Km.?
Ecco a grandi linee come ciò sia potuto avvenire con le pure risorse del
volontariato.
Innanzitutto Italia Nostra ha dato corso ad una serrata azione di studio e di indagine
sul manufatto. Occorreva verificare se sotto quell’enorme massa di vegetazione che la
ricopriva esistesse ancora la muraglia e in quali condizioni si trovasse. Ne è risultato un
corpus di centinaia di diapositive che documenta la situazione negli anni ’70 e quella che
via via appariva fino al completato recupero della cinta vent’anni dopo.
Ma un decisivo impegno è stato quello di individuare a quali moderne funzioni
l'antica struttura militare potesse ancora venir destinata. Eravamo consapevoli che senza
proposte organiche e concrete ogni ipotesi di recupero sarebbe rimasta mera astrazione,
anche se affascinante prospettiva culturale. E così potemmo evidenziare che oltre ai
valori storici, letterari, architettonici, ecc. che via via risaltavano dall'indagine, la cinta
racchiudeva in sé uno strepitoso valore urbanistico e paesaggistico ancora vitalissimo e
strategico per il futuro della città.
Esaurita da tempo la funzione militare, infatti, le mura rappresentavano un
prezioso strumento di salvaguardia e testimonianza che consentiva di riaffermare il
primato di Ferrara nella cultura urbanistica di ogni tempo. Con la valorizzazione e
l’organizzazione dei vasti spazi verdi della cinta e delle aree circostanti, si identificava
nel complesso murato l'elemento portante di un moderno sistema ambientale e nel
contempo si recuperava la nitida forma pentagona che avrebbe consolidato per sempre
l’originale immagine della città: un marchio inconfondibile. Al Simposyum tenuto a
Ferrara nel 1978 sul patrimonio architettonico europeo, venne proposto uno slogan che
ebbe fortuna Le Mura di Ferrara e la nuova Addizione Verde.* * *
Dalla consapevolezza del problema occorreva passare alla fase operativa. Era
necessario divulgare e far conoscere questi aspetti secondo i contenuti che andavamo
elaborando. Prima di tutto si dovevano convincere e coinvolgere il cittadino,
l'amministratore, il politico e, naturalmente, il mondo della cultura. Fu realizzato un
documento visivo ricavato dalla campagna fotografica ove si raccontava passo passo
l'aspetto delle mura attraverso immagini storiche e attuali e si prospettava l’ipotesi di
ricomposizione dopo gli auspicati restauri. Un excursus che per la prima volta faceva
conoscere la cerchia nella sua continuità, evidenziando i problemi più urgenti oltre ai
possibili sviluppi. Il documento fu utilizzato in convegni, congressi, dibattiti in varie
parti d'Italia ove presentavamo l’aspetto generale oppure sintesi elaborate su specifici
argomenti: dallo sviluppo della scienza militare all'architettura, dalla paesaggistica alla
botanica, all’urbanistica, al grande tema del rapporto tra città e campagna e via dicendo,
aspetti tutti nitidamente presenti nelle mura ferraresi.
L'attenzione cresceva e dovevamo insistere. E così alla fine del 1983 – con un
gruppo di amici entusiasti e di esperti – realizzammo la mostra documentaria “Le Mura di
Ferrara”. Oltre all'informazione e all’approfondimento culturale si pose particolare cura
alla funzione didattica e alla qualità formale della rappresentazione.
Fu pieno successo. La mostra fu visitata da un continuo flusso di ferraresi che
scoprivano come quei frammenti di mura a loro famigliari in realtà rappresentassero un
complesso organico, un imponente patrimonio che si poteva rivitalizzare. Questo
risultato, quasi inatteso, fu determinato dal sostegno dell'Amministrazione Comunale e
in particolare dalla convinta azione del Sindaco Roberto Soffritti così come dalla
disponibilità della Cassa di Risparmio di Ferrara. Per la mostra fu creato un agile
comitato promozionale tra questi enti e Italia Nostra.
Il problema delle mura si era ormai imposto tra le priorità cittadine. Quando
dopo tre anni fu presentato dal Sindaco il "progetto Mura", il Consiglio Comunale lo
approvò all'unanimità, evento anche politico allora senza precedenti.
* * *
Se il clima si mostrava favorevole, la realizzazione del restauro appariva ipotesi
ancora lontana. E così iniziammo un’affascinante avventura per presentare le varie
iniziative in Europa ed oltre, intendendo far rimbalzare in Italia l'immagine delle mura
con il sigillo dell'acquisita autorevolezza internazionale.
La mostra - prezioso veicolo promozionale - venne presentata in Polonia nel
1984, in Olanda e in Belgio nel 1986, negli Stati Uniti e in Israele nel 1987, ed in seguito
in varie città Italiane. Nel 1995 la mostra era a Napoli, Milano, ecc. per poi tornare a
Ferrara, in ben diciannove presentazioni nel corso di dieci anni! Si aggiornavano le tavole
con aspetti dei lavori di restauro nel frattempo iniziati. Fu realizzata una seconda
raffinata e più snella edizione della mostra destinata a viaggiare anche per via aerea.
Ritengo di fondamentale importanza il ricco allestimento, con sezioni monografiche, a
Castel S. Angelo, nel 1985, che portava la nostra proposta nel cuore della Roma
culturale e politica. Oltre centomila visitatori. Il problema diveniva ovunque
riconoscibile. Ormai si parlava di un progetto a portata di mano grazie ad un itinerario
che ha fatto uscire il dibattito dagli angusti spazi della città per ampliarlo al Paese.
Ferrara si qualificava anche per le sue antiche mura.
Fu così che i nostri amministratori e politici individuarono nel progetto FIO -
Fondo Investimento Occupazione - allora in auge, lo strumento finanziario per poter
affrontare il recupero con risorse nazionali.
Tornando alle iniziative promozionali, accenno ad altri aspetti. Fondamentale su
tutti quello culturale ove potemmo ottenere l'adesione di personalità riunite in una
commissione scientifica consultiva costituita dal Comune e presieduta da Bruno Zevi, formata
da studiosi di alto prestigio come Andrè Chastel, Giorgio Bassani, Carlo Perogalli,
Ippolito Pizzetti, Giorgio Luciani, Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Romeo Ballardini ed
altri. Nel contempo venne realizzato il libro “Le Mura di Ferrara: immagini e storia”
(Modena, Ed. Panini, 1985/’86/’89 a cura di P. Ravenna), una sorta di atlante del
circuito murato. Non si contano poi i contributi di conoscenza, documentazione,
collaborazione ecc. ottenuti da più parti. Dal Ministero dei Beni Culturali, alla Regione
Emilia Romagna (patrona anche della mostra), al Touring Club Italiano, Musei Vaticani,
Museo del Genio, Unione Industriali di Ferrara, biblioteche, archivi, privati ecc. ecc.
Ricorderò ancora l’entusiasta opera dell’Aeronautica Militare che, con i
cacciabombardieri ricognitori dell’VIII Stormo di Cervia, realizzò uno stupendo rilievo
aereo-fotogrammetico del sistema mura - parco urbano che, altrimenti, i nostri mezzi
non avrebbero consentito. Ed ancora la creazione di una serie di grandi disegni sullo
sviluppo di Ferrara riferito alla storia e alla tecnica delle mura dovuti alla perizia di
Francesco Corni e pubblicati in un numero memorabile di “Bella Italia” (n. 1, 1987).
Con particolare attenzione abbiamo curato i rapporti con i media: stampa
quotidiana, periodica, televisione da cui abbiamo tratto 4 volumi di rassegna stampa
(dal 1928 ai nostri giorni) con ben circa 800 riscontri tra articoli, notizie, saggi, sulla
storia e quindi sulle iniziative per le mura apparsi sulla stampa locale, nazionale e
internazionale.
Così, alla fine del 1987, fu varato il grande progetto comunale “per il restauro,
recupero e valorizzazione delle Mura e del sistema culturale-museale della città”,
guidato da Romeo Ballardini. Uno stanziamento statale di circa 67 miliardi che consentì,
tra l’altro, l'avvio dell'opera murata fino alla sua conclusione alla fine degli anni ‘90.
A questo punto Italia Nostra poteva dire di aver raggiunto l’obiettivo della
propria azione di impulso. Negli anni successivi l’associazione continuò a sostenere
l’inpresa. In varie occasioni sollecitò l’attenzione degli amministratori sulla
fondamentale esigenza di gestione e di manutenzione unitaria del complesso recuperato
alla città, anche ad evitare smagliature paesaggistiche o funzionali che qua e là
serpeggiavano.
* * *
E’ noto che l’azione per le mura è stata per Italia Nostra fin dall’inizio legata
inscindibilmente alla valorizzazione dell’Addizione Verde, il ricordato sistema storico-
ambientale mura - parco urbano - fiume Po, individuato nel Simposyum 1978 e sviluppato
in successivi studi.
Per concludere, possiamo ben dire che chi torna oggi a Ferrara scopre che la
città ha mutato volto. Le mura abbandonate e nascoste rappresentano ora il più ampio e
frequentato parco della città e ne disegnano con forza la cornice con, sullo sfondo,
l’atteso Parco proiettato fino al Po. Il risultato di un’operazione urbanistica e culturale
forse tra le più significative della recente storia della città che ha contribuito non poco
ad includerla nel Patrimonio dell’Umanità."
Vorrei aggiungere che Ferrara ha avuto il riconoscimento di Patrimonio
dell'Umanità a conclusione e quindi a universale riconoscimento dell'opera di recupero;
mentre Verona lo ha avuto all'inizio dell'impresa, e questo a mio avviso è da intendere
come un invito autorevole a darsi da fare per salvare al più presto un patrimonio
eccezionale.
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